Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

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La Cassaria dell'Ariosto

Il gioco dei tarocchi nella commedia dell'Ariosto

 

Andrea Vitali, novembre 2003

 

 

Il 5 maggio 1508 andò in scena al Palazzo Ducale di Ferrara in occasione del Carnevale, La Cassaria di Ludovico Ariosto. Usando la tecnica della "contaminatio", ovvero personaggi e situazioni latini intrecciati in una nuova trama, l'autore creò la prima commedia in volgare del mondo moderno. Il pittore Pellegrino da Udine allestì una scena che con il tempo si impose come prototipo, sia per la qualità della ricerca prospettica che per la rappresentazione della città greca Metellino dove ha luogo la commedia, "tanto che il pubblico non se poteva satiare a guardarla".

 

La Cassaria si configura come una grandiosa contaminazione di elementi plautini e  terenziani, a iniziare dai personaggi - padri ricchi e avari, figli smaniosi per amore, servi avidi e più o meno furbi, ruffiani e meretrici - proseguendo con la trama che racconta di una cassa preziosa, da cui prende il titolo la commedia, che viene rubata al padre mercante dal giovane Erofilo istigato dal servo Volpino, allo scopo di consegnarla in pegno al lenone Lucrano per riscattare la schiava da lui amata.

 

Scritta e messa in scena in prosa durante questa prima occasione, fu trasferita dall'autore in versi sdruccioli verso la fine del 1528 e in tale versione rappresentata il 19 febbraio 1531. Riguardo questa messa in scena Girolamo da Sestola scrisse "Ma questa Chasaria non è la prima: la s'è longato e rifato e jonto quasi tuta, di modo ch'è durata ore 4” 1.

 

La Scena II del Quarto Atto è incentrata su un dialogo fra Volpino e Crisobolo, il padre di Erofilo. L'Ariosto fa pronunciare al vecchio genitore una satira contro il malcostume dei funzionari governativi perditempo che si dedicavano al gioco piuttosto che occuparsi del bene pubblico. Fra l'elenco di questi divertimenti al verso 1918 è citato il gioco del tarocco:

 

Interlocutori

 

Volpino = VVL

Crisobolo = CR

 

VVL. Che vuoi far? CRI. Che testimonij.

Mi sian qua dentro, ove e’ntrar mi delibero.

Senza aspettar Bargello: e sopragiungere

Improviso al Ruffiano. e ritrovandoci

La cassa (senza altrui mezo) pigliarmila:

Ch'ovunque io trovo la mia roba, è lecito

Ch'io me la pigli s'a quest'ora andassimo

Al Capitano, so che vi anderessimo

Indarno: o che ci farebbe rispondere

Che volesse cenare: o ci direbbono,

Che per occupationi d'importantia

Si fosse ritirato. io so benissimo                                    

L'usanze di costor che ci governano;

Che quando in otio son soli, o che perdono

Il tempo a scacchi o sia a tarocco, o a tavole¹

O le più volte a flusso² e a sanzo³, mostrano,

Allhora, d'esser più occupati: pongono

A l'uscio un servitor per intromettere

Li giocatori e li ruffiani, e spingere

Gli onesti cittadini indrietro e gli huomini

Virtuosi. VVL. se gli facessi intendere,

Che tu gli avessi a dir cose che importano;

Non crederei che ti negasse audientia 2.

 

1 tavole = back-gammon. 

2 flusso = tipo di primiera. 

3 sanzo = gioco coi dadi

 

Nella prima versione dell'opera in prosa del 1508 l'Ariosto non indicò i singoli giochi, limitandosi all'espressione "carte e dadi" come sotto riportato dall’Atto IIII:

 

Volp. Che ne vuoi fare?

Chr. Vo intrare improviso in casa del Ruffiano, non possio avendo uno o dua testimoni degni di fede appresso, tuor la robba mia dovunque io la ritrovi, se per parlare al Bassam andassimo hora, seria l'andata vana, o che trovassimo che cenar vorebbe, o che gioccharebbe o a carte, o a dadi, o che stanco da le facende del giorno si vorria stare in ocio, non so io l'usanza di questi che ci regono, che quando piu soli sono, et stannosi a gratar la pancia, vogliono dimostrare haver più occupatione, fanno stare un servo alla porta, e che li giocatori, li Ruffiani, li civili introduca, et dia agli honesti cittadini et virtuosi huomini repulsa.

Vol. Se li facessi intendere dell’importanza che fusse il tuo bisogno non ti negarebbe audientia 3.

  

Poiché, a parte i tarocchi, i giochi menzionati nella redazione in versi del 1528, cioè "tavole, flusso e sanzo", erano conosciuti già da molto tempo prima di quella data, il fatto che l'autore non li abbia citati nella versione in prosa del 1508 se non sotto la descrizione generalizzata di carte e dadi, non è indicazione che non li conoscesse. Probabilmente non li inserì per motivi di costruzione letteraria.  

 

Il termine tarocco in riferimento al gioco era già in uso quando nel 1508 l'Ariosto scrisse la sua versione in prosa.  Il primo documento conosciuto si trova in una Berzelletta di un anonimo autore italiano stampata a Brescia verso il 1502 4 per poi ricomparirein un registro di conti della corte estense relativo al secondo semestre 1505, in una annotazione datata al 30 giugno e una seconda volta nello stesso registro al 26 dicembre.

 

Ross Caldwell ha inoltre fatto notare che il termine tarochus, anche se non riferito al gioco di carte, era già in uso nel sec. XV, come da lui individuato nella Maccheronea (dedicata a Gaspare Visconti, † 1499), del poeta Bassano Mantovano, in cui il termine, secondo i filologi contemporanei, significa "idiota, imbecille"

 

"Erat mecum mea socrus unde putana

Quod foret una sibi pensebat ille tarochus

Et cito ni solvam mihi menazare comenzat"

 

(Mia suocera era con me, a questo idiota pensava di poterle portare via un po' di denaro, così cominciò a minacciarmi).

 

Da parte nostra abbiamo individuato il termine Taroch in una Frotula dell'Alione composta intorno al 1494 5 e in altri numerosi documenti 6

 

Personalmente ritengo che il termine tarocco, in riferimento al gioco, fosse già presente verso la seconda metà del secolo XV. La moderna storiografia, in riferimento all'epoca medievale e rinascimentale, tende infatti a far risalire la nascita di un termine nei venti o venticinque anni precedenti la sua prima menzione 7.

 

Note

 

1. Giuseppe Coluccia, L’esperienza teatrale di Ludovico Ariosto, Lecce, Manni, 2003, p. 73.

2. La Cassaria. Comedia di M. Lodovico Ariosto, Da lui medesimo riformata, et ridotta in versi, In Vinegia, Appresso Gabriel Giolito de Ferrari, MDXLVI [1546], cc. 35v-36r.

3. Comedia di Lodovico Ariosto Intitolata Cassaria, Stampata in Vinegia per Marchio Sessa, M.D.XXXVI [1536], c. XIXv.

4. Barzelletta Nuova qual tratta del giuoco, dal qual ne viene insuportabili vitii, a chi seguita ditto stile, gionge a increpabil morte, Brescia, Bernardino Misinta, s.d., [c. 1502]. La scoperta di questo documento si deve a Thierry Depaulis che ne fece ampia disamina nel giornale della Playing- Card: «Entre farsa et barzelletta: jeux de cartes italiens autour de 1500», The Playing-Card, vol. 37, no. 2, Ott.- Dic. 2008, pp. 89-102. Per il testo si veda al saggio Dell’Etimo Tarocco.

5. Si veda Taroch - 1494.

6. Numerosi documenti in Tarocco sta per Matto.

7. Informazioni su questo periodo di tempo in Il Principe inventore del Ludus Triumphorum

 

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