Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

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‘Al vag’e incerto gioco di primiera’ - 1569

‘Mal aggia chi di quella fu inventore’

 

Andrea Vitali, novembre 2022

 

 

Alessandro Striggio (c. 1535-1587) fu un celebrato compositore oltre che un virtuoso suonatore di liuto, d’organo e di viola. Dal 1560 servì alla corte di Cosimo de’ Medici influenzando la vita musicale della città. Da Firenze si spostò in Inghilterra, in Francia nelle Fiandre e a Milano. Lasciato il servizio di Cosimo dopo la sua morte (1574), pur mantenendo contatti con i Medici divenne consigliere dei Gonzaga. In occasione di un suo viaggio a Ferrara ebbe grande successo suonando la ‘arcisviolata lira’, strumento composto da moltissime corde. Era il 1585 quando passò definitivamente al servizio di Guglielmo II Gonzaga con i titoli di ‘musico straordinario senza spesa’ e di ‘gentiluomo da tavola’. Nonostante gli incarichi assunti in alcuni momenti visse al limite dell’indigenza, in particolare dopo la morte del padre, assassinato da parenti per motivi di interesse economico. Sposò la senese Virginia Vignoli cantante e suonatrice di liuto.

 

Fra le sue composizioni ricordiamo diversi ‘intermedi’ composti in occasione di matrimoni o altre solennità di personaggi illustri, fra cui Psiche e Amore (1565), intermezzo alla commedia La Cofanaria di Francesco D’Ambra; gli intermedi per I Fabii di Lotto del Mazza (1567) e per L’Amico Fido di Giovanni Bardi ecc. Compose inoltre madrigali a 5 e a 6 voci pubblicati in volumi che godettero di diverse ristampe. Fra le sue opere più importanti ricordiamo Il cicalamento delle donne al bucato (1567) e Il gioco di Primiera (1569), opere descrittive ispirate alla esperienza musicale vissuta in Francia.

 

Sebbene il gioco della primiera non sia di nostro specifico interesse, alcuni versi dell’opera dello Striggio ci hanno colpito per certe similitudini con quanto pensavano alcuni scrittori riguardo il gioco dei tarocchi. Pe questo motivo ci è parso utile compiere una breve disamina.

 

La primiera, detta romana, descritta dal Berni nel Capitolo del Gioco della Primiera, era giocata con 52 carte a differenza di quella milanese del Cardano che prevedeva l’utilizzo di 40 carte essendo escluse dal mazzo l’Otto, il Nove e il Dieci. Entrambe utilizzavano le carte a semi italiani cioè i bastoni, le coppe, le spade e i denari. Per la spiegazione del gioco il cui meccanismo ricorda l’attuale poker, ricorreremo a una descrizione presente online:

 

“Gerarchia e valore delle carte: Sette (vale 21), Sei (vale 18), Asso (16) Cinque (15), Quattro (14), Tre (13), Due (12), figure (10).

Sono distribuite due carte a testa alla volta. Se tutti al loro turno dichiarano "a monte" la smazzata termina. Se uno "invita", mettendo uno o due gettoni nel piatto, la mano prosegue.

L'invitante, e chi ha eventualmente "tenuto" l'invito pagandolo, possono serbare le due carte iniziali. Gli altri devono scartare entrambe le carte in loro possesso, lasciandole scoperte sul tavolo.

Sono distribuite le "Seconde carte", altre due carte a testa a tutti. Se tutti passano, si procede alla fase successiva delle terze carte ed anche a quarte carte, che ripetono la fase delle seconde carte come segue.

Chi dopo la distribuzione dichiara il possesso di una combinazione, mette in piatto il "vada" di almeno due gettoni. È ammesso bluffare, ma è vietato dichiarare meno del posseduto. Gli altri possono "gettar le carte" scoperte in tavola e uscire dal gioco, oppure dichiarare le loro carte e mettere il vada e l'invito in piatto, oppure rilanciare dichiarare una combinazione uguale o maggiore di quella del dichiarante. In caso di rilancio, il dichiarante può a sua volta rilanciare il "resto", ovvero tutto il denaro che ha davanti a sé.

I superstiti scoprono le carte. Se vogliono, possono scartare una o due carte per riceverne altrettante. Vince e incassa il piatto la combinazione più alta ottenuta. Nel caso di combinazioni uguali, vince quella con la somma maggiore del valore delle carte componenti.

Le combinazioni previste sono, dalla maggiore alla minore e con il nome relativo nel latino suggerito da Cardano e in italiano:

Chorus: quattro carte dello stesso valore (il Berni la definisce "la primiera delle quattro cose")

Fluxus: quattro carte dello stesso seme (Flusso, che verrà storpiato nell'inglese "flush")

Supremus o 55. Sei-Sette-Asso dello stesso seme.

Primiera: una carta per ogni seme, quindi l'esatto opposto del Fluxus.

Numerus (o "punto"): due o tre carte dello stesso seme.

Il "numerus" più alto possibile, vale a dire Asso, 6 e 7 era detto "Supremus". Per il Cardano è una combinazione a sé stante, ma il Berni non ne fa cenno” 1.

 

Occorre dire che la primiera si contese con i tarocchi il titolo di gioco più diffuso e giocato in tutta Europa sino alla fine del Settecento.

 

Nel Capitolo del Gioco della Primiera il Berni compie una digressione sui giochi del tempo. Accanto all' esaltazione del gioco della primiera, troviamo alcune formulazioni negative di altri giochi, come nel passo seguente dove l’asserzione di un giocatore che considera i tarocchi “un bel gioco” offre lo spunto per sottolinearne il contrario:


“Un’ altro più piacevole di costui per intrattenere un poco piu la festa, et dar piacere alla brigata, a guardare le dipinture [le figure impresse nelle carte], ha trovato che’ TAROCCHI sono un bel gioco, et pargli essere in regno suo quando ha in mano un numero di dugento carte che a pena le puo tenere, et per non essere appostato le mescola cosi il meglio che puo sotto la tavola, viso proprio di tarocco colui a chi piace questo gioco, che altro non vuol dire Tarocco che ignocco, sciocco, Balocco degno di star fra fornari et calzolari et plebei a giocarsi in tutto dì un Carlino in quarto a tarocchi, o a trionfi, o a Smischiate che si sia, che ad ogni modo tutto importa minchioneria et dapocaggine, pascendo l’occhio col sole, et con la luna, e col Dodici come fanno i puti” 2.


In un altro passo celebrativo della primiera, il Berni scrive: “…siami concesso non per affermare ma per istimare, o imaginare, dir che io per me credo che la denominatione di questo nome sia dedutta dal valore et dalla nobiltà della cosa, ne per altro essere chiamata primiera che per essere prima e principessa addir così di tutti gli altri giochi. et addire il vero qual’altro ha piu grandezza, piu galanteria, piu generosita, et piu liberta di questo? ne la ronfa, ne la cricca ne i trionfi, ne la Bassetta ha afar cosa del mondo con esso. questo e fastidioso, questo ignobile et da brigatelle, quest’altro troppo simplice quell’altro troppo bestiale, sola la Primiera e piacevole, nobile, figurata et a dir cosi buona compagna, et con tanta destreza fa le cose sue che se ella facesse altrui tutto il mal del mondo, bisogna che l’huomo le resti schiavo, si come di sotto dice il Poeta. S’io perdessi a Primiera il sangue et gli occhi, non mene curo. et una grandissima prova della sua grandeza, e che i gran Signori a Primiera giocano et non ad altro gioco o rarissime volte” 3.


E ancora in altro passo:


“Lasciati da banda quelli che costoro vogliono reggersi immediate dall’ingegno, non dalla fortuna, come dire li scacchi et la palla, ancor che quello sia da pedanti, questo tenga un poco del facchino insieme con li altri di questa sorte, senza numerar quelli di che, e il ragionamento nostro, che troppo lungo calendario saria, concluderemo nessuno essere che, per vicinanza, o parentado che habbi con madonna Primiera sia degno, ove si consumi un’hora di tempo piu presto che in ogni altro disutile exercitio. Habbinsi la Cricca gli Sbirri, i Trionfi piccoli i Contadini, il Flusso et il Trentuno le Donne, il Tricchetracche o il Dormiresti addosso a Papa Iulio che lo trovo, Noviera, Sestiera et Quintiera i troppo speculativi ingegni che non contenti de’ confini di questo esercitio, hanno trovate queste gentilezze. per andare un poco più oltre, finalmente tutti li altri che ne mi soccorrono, ne voglio perder tempo in numerare, siano di chi sene diletta senza concorrente liberamente, facciasi Madonna Bassetta innanzi che sele tira cosi forte, che le pare esser qualche grand’huomo. Che ne dice il poeta nostro?

 

Chi dice, egliè piu bella la Bassetta

Per essere presto & spacciativo gioco,

Fa un gran mal a giocar, segli ha fretta” 4.

 

L’asserzione del Berni che restringe la cerchia dei giocatori di tarocchi ai plebei, contadini e calzolai, appare in evidente antitesi con le affermazioni dell’Imperiali nella sua Risposta all’Invettiva del Lollio.

 

Scrive al riguardo l’Imperiali:

 
Ma il Tarocco se ben è un giuoco antico,
Non è per invecchiar, cotanto è bello,
Giuoco da far, et non disfar, l’amico 5.


e ancora

 
Ma il giuco del Tarocco è da Signori,
   Principi, Re, Baroni, et Cavalieri,
Per questo è detto il giuoco degli honori (1) 6.

 

(1) honori = combinazioni di carte alte che venivano accusate, ovvero dichiarate possedute dai giocatori.

 

Facendo riferimento ai versi dello Striggio‘ Mal aggia chi di quella fu inventore’ non è possibile non far riferimento al Lollio che nella sua celebre Invettiva contro il giuoco dei Tarocchi scrive:

 

Scelerato inventor di tutti i mali:
Nato da l'ocio, & d'avaritia humana,
Sol per furare altrui la robba, e 'l tempo,
Di cui thesor non è più caro al mondo 7.

 

L’Invettiva rispecchia il tipico atteggiamento dell’innamorato tradito dall’amata che si esplica in un auto commiserazione per aver creduto ciecamente nella fedeltà del soggetto amato. Occorre chiedersi se in effetti questa critica sia derivata da un fatto reale oppure dal desiderio di esprimere in toni letterari la propria passione. Tutti sanno che nel gioco le probabilità di vittoria si equiparano a quelle delle perdite, per cui appare alquanto improbabile che l’aver perso una partita potesse diventare pretesto di condanna. Diciamo piuttosto che il Lollio, da letterato qual’ era, si ispirò a una probabile perdita quale soggetto per esprimere le sue doti letterarie. Tant’è che la critica, sebbene espressa in toni aulici, non risulta dissimile dai tanti moniti ecclesiali dove il gioco viene additato come distruttore delle famiglie e dei beni, nonché foriero di peccati mortali per uccisioni, bestemmie e così via, come ad esempio troviamo nei seguenti versi dell’Invettiva:

 

O quanti ricchi, et nobil personaggi

  Ha fatto il GIUOCO divenir mendichi

  Onde da infamia, et da vergogna astretti,

  Fatti favola al vulgo non osando                            

  Veder la luce, o rimirare il Cielo,

  Han fuggito il commercio delle genti,

  Et chiamato la morte à tutte l'hore.

Veduti habbiamo à nostri giorni alcuni,

  Che per giocar prostrato han l'honestate              

  De' corpi loro: e non solo se stessi,

  Mà la moglie, e le figlie, ah vituperio

  Del guasto Mondo) e pur non è bugia,

  Han dato in preda à mille sporche voglie,

  Di chi tenuto ha lor la borsa piena.                          

Quanti da stizza, et da color compunti

  D' haver perduto il suo; col crudo ferro

  Hanno ammazzato i suoi più cari amici,

  E toltogli i denar? quanti han spogliato

  Delle proprie sostanze i padri, e i figli? 8.

 

Come detto, inveire contro i tarocchi fu abitudine comune che ritroviamo in diversi componimenti anche di epoche successive come nel seguente per mano di Alessandro Grazioli (sec. XVIII) 9 dove l’usuale atteggiamento del sentirsi tradito si manifesta nel sonetto Abbandono del Giuoco de’ Tarocchi con i versi “Da quando in quà tai carte ho meritate?” o “Meco procedi or tu sì avverso, e rio” a cui fa seguito l’inevitabile condanna generalizzata con “Perder gli occhi farian tra i Giucatori / Cosa quanto la morte da sfuggire” 10.

 

Quest’ultima opera, al di là della simpatia che suscita l’autore, non eccelle per proprietà letteraria manifestandosi ben distante dagli aulici versi del Lollio. Diremo inoltre che all’interno del componimento, l’autore inserisce - quasi che il parlare del suo abbandonare i tarocchi fosse un pretesto - una lode all’amico e stampatore Gaetano Poggiali, a cui augura che la fama delle sue pubblicazioni, già riconosciuta, potesse ricevere ancor più riconoscimenti.

 

Venendo al madrigale ‘gioco di primiera’, chiamato da Shakespeare Primero, Striggio utilizza i termini tecnici del gioco evidenziando tensioni ed eccitamenti. Dapprima il mazzo viene portato, poi le carte vengono mescolate e distribuite promettendo al colui che avrebbe perso una solenne ‘trombettata’. Il gioco, quindi, procede e l'eccitazione aumenta lentamente quando diventa chiaro chi avrebbe vinto e chi perso. Alla fine, con una frenetica imprecazione, il gioco volge al termine e il perdente viene confortato - contrariamente alle sue aspettative - con un ballo spensierato chiamato “La stampita”

 

Di seguito i versi musicati dallo Striggio con spiegazioni dei significati di alcuni termini 11.

 

Al vag’e incerto gioco di primiera

 

Chi vuol giocar dui scudi per piacere

Trov’il denaro e pongasi a sedere.

Siamo qui in cinque.

O la, ragazzo presto arreca qui le carte!

Ecco le qui signor polit’e belle.

Mescolatele a un tratto

E poi faccia a chi tocc’il primo sette,

Con patto che si faccia al perditore

Una dolce e solenne trombettata. (1)

Facciansi; hor date fuor

Di che caviamo i grossi (2),

E’l grosso istesso il vada sia.

Passa; vad’il mio grosso, il voglio

Ed io entro, datemi quattro.

I scarto; primiera aggio scartato.

 

Mal aggia chi di quella fu inventore.

Mi gioca tutto questo,

E a me gioca ‘l mio resto.

Passate; passa a monte.

Vada il resto mio.

Il voglio; il vogli’anch’io.

Tutti scartiam, vo a flusso...

Ed io a primiera cinquanta.

Chi ha più punto è vincitore.

Voglio far manco;

No, farò primiera,

Fatel’a piacer vostro.

Eccola quivi,

Ventura che siam vivi.

Vo a flusso.

Che volete che facciamo?

Nulla; tirate suso.

Farò flusso.

Non vel vieto, su presto;

Adagio un poco. Che dite?

Non avete inteso ancora.

Hai piedi; potran gir,

Eccovi flusso.

Alla primier’insieme.

Ahi! putanazza sorte,

Ahi ciel traverso,

Ahi! carte ladre.

Fatte ch’io son buono.

Non, no, no, no, no, no.

Facciansi prima al perditor

Del resto la stampita (3),

Facciasi allegramente

Tipi tipi tap...

 

(1)  trombettata = pernacchia

(2) grossi = denari

(3) stampita = danza

 

Note

 

1. Voce Primiera (gioco) online al link https://it.wikipedia.org/wiki/Primiera_(gioco)

2. Francesco Berni, Capitolo del Gioco della Primiera col Comento di messer Pietropaulo da San Chirico, Roma, per F. Minitio Calvo, M.D.XXVI [1526], s.n.p.

3. Ibidem, s.n.p.

4. Ibidem, s.n.p.

5. Risposta di M. Vincenzo Imperiali all’Invettiva di M. Alberto Lollio contra il Giuoco del Tarocco, vv. 160-162, ms. CL I, 257, Biblioteca Comunale Ariostea, Ferrara.

6. Ibidem, vv. 217-219.

7. Invettiva di M. Alberto Lollio Academico Philareto Contra il Giuoco del Taroccovv. 15-18, ms. CL I, 257, Biblioteca Comunale Ariostea, Ferrara.

8. Rime Piacevoli di Cesare Caporali, del Mauro, et d’altri Auttori. Accresciute in questa Quinta impressione di molte Rime..., In Ferrara, Appresso Benedetto Mamarello, 1590, pp. 234-235.

9. Versi di Alessandro Grazioli fra gli Arcadi della Colonia di Trebbia Glorizio Luciano, In Parma, Nella Stamperia di Filippo Carmignani, MDCCLXI [1761].

10. Per l’intero sonetto si veda Contro i Tarocchi.

11. Per i termini del gioco, si veda il loro significato nella riportata spiegazione del gioco.

 

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