Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Gioco da Tarochi fatto in Conclavi

Pasquinata - sec. XVI

 

Inserito il 21 gennaio 2021

 

Pasquino (Anonimo), Gioco da Tarochi fatto in Conclavi, sec. XVI.

 

Per informazioni su questo sonetto si veda al saggio I Tarocchi in Letteratura I

Riguardo il personaggio di Pasquino, si legga il saggio Pasquino e i Tarocchi.

 

Per visualizzare il manoscritto cliccare quì sotto.

 

Gioco da Tarochi fatto in Conclavi 1

 

Gioco da Tarochi fatto in Conclavi 2

 

Trascrizione del Sonetto e note tratte da:

 

Vittorio Cian, Gioviana. Di Paolo Giovio Poeta, fra Poeti, e di alcune Rime sconosciute del sec. XVI, in“Giornale Storico della Letteratura Italiana”, Volume XVII, Torino, Ermanno Loescher, 1891, pp. 338-339.

 

GIOCO DA TAROCHI FATTO IN CONCLAVI

 

Vinti dui Cardinai (1) senza rumore

    Giocando agli tarocchi in una cella
    Fė Fernese e mischiò e dè la stella

    A puteo e juda a pisa traditore.
Al Camerlengo dette puoi l'amore,

    Cichada, il sole: Vitello, il bagatello,
    ATurnon temperanza; e puoi la bella

    Imperatrice a Trento vene fore.
Al Cardinal Marsilio diè la morte

    E a Moron la giustitia de Dio

    E a Caraffa la Rota di fortuna.
Di Mantoa fu il Carro e dopo il forte

    Imperator (2) Paciecho pocho pio,  
    Medici il matto e Chrispo hebbe la luna.

                            Udite la fortuna:
Capo di ferro che ogni duro sprezza
Gli viene per ventura la fortezza.

                           O dio nova bellezza! (3)

Carpi mentre che il papa haver si crede
Guardando la papessa in man si vede.

                           Mentre che ognuno vede
A l'Arache lo angelo fu dato
A Ferrara il diavolo scadenato,

                           La casa del danato
Fu dato a Cesi, poi a Monte polciano  
Il mondo tondo tondo viene in mano.

                          Stava ognuno cheto e piano
Per veder pur a chi il papa tochava,
Ma finite le carte quello manchava.

                         Ognun si leva e brava  
Contra Fernese che ha fatte le carte
Dicendo che egli usava fraude ed arte.

                         Fu mandato da parte
E tra lor fecen (4) questa legge nuova
Che papa sia colui che si ritrova.  
                        Mentre ciascun si prova
Medici, Puteo e Carpi andando a spasso
Una carta trovorno, ma fu un asso.

 

(1) v. 1. Nel ms. si legge Cardinali, ma il verso eccederebbe d'una sillaba.

(2) v. 13. E non l'imperator, come si legge nel ms.

(3) v. 18. Così è scritto chiaramente, ma credo che, anche per riscontro al v. 15, la lezione vada corretta così: «Odi nova bellezza».

(4) v. 34. Nel ms. loro e feceno.

(5) v. 37. Anche qui ho corretto la lezione evidentemente erronea a spazo.

 

Avverto che i cardinali radunati nel Conclave del 1549 non furono ventidue, sibbene quarantanove, ma la ragione dell’inevitabile inesattezza di Pasquino va ricercata nella natura stessa del gioco dei tarocchi, nei quali i trionfi sono appunto 22, comprendendovi il Matto.