Andrea Vitali, agosto 2022
Riportiamo di seguito, senza commenti, alcuni testi estratti da opere del Quattro, Cinque e Seicento riguardanti i matti, i savi e quanto consigliato dai Santi Padri per fuggire la stoltezza.
Antoninus Florentinus
Da: Secunda Parte Summe
Stultitia qūe ē cōtraria dono sapiētie 1
Anton Francesco Doni
Da: Mondi Celesti, Terrestri, & Infernali
Mondo Risibile
Giove, et Momo
“Giove Sarà bene Momo che noi andiamo a vedere il Mondo che costoro hanno detto de Pazzi.
Momo Da quei Savi, a quei pazzi che tu hai fatti, et che loro hanno chiamati a lor modo, poca tara c’è che fare, pure il veder quel che fanno saviamente, et pazzamente, darà giuditio di quel che tengano piu.
Giove Chi sarà quello che darà questa sentenza, che uno sia Pazzo et l’altro Savio, a sententiare un Pazzo ci và un Savio, ma dove è questo Savio? et giudicar un Savio ci và altro che Pazzi.
Momo Non piu che il ridersi ancora d’ogni cosa non è troppo atto da savio” 2.
R.P.M. Remigio Fiorentino
Da: Epistole Et Evangeli, che si leggono tutto l’anno alla Messa
Epistole, et Evangeli di piu Martiri, che non hanno proprio Lettione del Libro della sapientia.
“LA LINGUA de' savi adorna la scientia, et la bocca de’ pazzi manda fuori la stoltitia. In ogni luogo gli occhi del Signore contemplano i buoni, e' cattivi. La lingua placabile è legno di vita; et quella che è immoderata abbatte lo spirito. La casa del giusto è gran fortezza; et ne frutti del maligno è conturbatione. Le labra de' savi semineranno scientia, et il cuore de gli stolti sarà dissimile. I sacrificij de gli impij saranno abbominabili al Signore; et i voti de' giusti placabili. Chi seguita la giustitia sarà amato da Dio.
ANNOTATIONE DELL' EPISTOLA. IN queste parole son molte sentenze, ò proverbi tutti appartenenti alla rettitudine della vita, & il primo è intorno al parlare, al quale si conoscono gli huomini savi da’ pazzi, perche si come il silentio non fa far giudicio dall’huomo, s'egli è dotto, ò ignorante, cosi non fa conoscer s'egli è savio, ò pazzo; ma come l'huomo favella, all'hora li conosce quel ch'eglı è, & chi è savio parla con prudenza, & chi è pazzo, lascia andar le parole senza consideratione.... Dice in oltre che il pazzo disprezza la disciplina del Padre, & veramente, che chi non ammette i sani, & prudenti consigli del Padre, ò carnale, ò spirituale, si può dir veramente, che sia senza cervello, & senza giudicio, & chi si fa beffe delle lor correttioni, & discipline si può dir matto, perche i padri non castigano i figliuoli, perche diventino peggiori, ma acciòche s'emendino. Dice poi, che differenza sia tra i sacrifici de' giusti, & de gli impij, la qual è questa, che quei de gli impij sono abhominabili a Dio, & quei de giusti sono accetti, & s'ha l'esempio in Caino, & Abel. Consideriamo adunque in che numero noi siamo, acciòche i nostri sacrifici non sien vani” 3.
Antonius Patavus (Stringari)
Ballata in musica
Son più matti in questo mondo
Che son fronde in verdi prati
E son sì multiplicati
che non han nè fin, nè fondo.
Cerca pur, ben sì tu sai,
ogni cosa è pien di matti,
de stramatti pure assai,
cervellini e menicatti,
et alcuni disperati
de prudentia han perso il pondo.
Pochi son che a la gran fraglia
De stultitia non concora,
dritti e storti si travaglia
richi e poveri anchor la honora;
cento millia siamo allora
col cervel buso e profondo.
D’una sorte anchor si trova
De obstinata e gran pacìa
La qual son de tanta prova
Che ad alcun mai cederia;
de un sì un no voglion che sia
che non han nè fin, nè fondo.
Io non parlo de signori,
di potenti e né di stati,
perché son degni de honori
e in ogni lochi apreciati;
ma de alcuni disperati
che ‘l mar vòl tagliare al fondo.
Son più matti in questo mondo
Che son fronde in verdi prati
E son sì multiplicati
che non han nè fin, nè fondo 4.
P. Daniello Bartoli
Da:Le Opere Morali
Adunque un gran pazzo è il mondo., il quale chiama Grandi i Ricchi, misurando in essi non, quel poco che sono, ma quel molto che hanno 5.
Giovambattista pescatore da Ravenna
Da: La Morte di Ruggiero
Canto Ottavo
Per me non fu mai visto il piu bel figlio,
Ne il piu leggiadro e accostumato anchora,
Quel neve bianco, & qual Rosa vermiglio,
Che di se ogn’alma accende, & inamora,
Questo io fuor trassi di grave periglio
Sotto un caval ch’haveva anciso alhora
Un pazzo ignudo, ch’ancho a sangue a fuoco
Tutto havea messo questo picciol luoco.
Ritratto dal periglio mi richiese,
S’una dama vidd’io gir per lo lito,
Ch’il pazzo ingrato, ingiusto, & discortese
Havea senza pietà molto seguito,
Gli dissi, come certe case accese
Haveva, & un fratello a me ferito,
Et che morta havrà certo la dongella
Poi che è de mente al tutto stolta, & fella 6.
Dante
Da: Purgatorio
Matto è chi spera che nostra ragione
possa trascorrer la infinita via
ché tiene una sustanza in tre persone.
State contenti, umana gente al quia;
che se possuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria; 7.
Innocenzo Ringhieri
Da: Cento Giuochi Liberali, et D’Ingegno
Gioco d’Amore
Quale è maggiore forza d’Amore, in fare il savio pazzo, ò il pazzo savio 8.
Carlo Gualteruzzi
Da: Libro di Novelle, et di Bel Parlar Gentile
Qui conta come i savi astrologi disputavano del cielo Impereo.
Novella XXVIII
Grandissimi savi stavano in una scuola a Parigi; disputavano del ciel Impireo e molto parlavano desiderosamente. E come stava di sopra gli altri cieli. Contavano il cielo La’ v’è Saturno, Giuppiter, e Mars, e quel del Sole e di Mercurio e della Luna. E come sopra tutti stava lo ‘impireo cielo.e sopra quello sta Dio padre in sua maestade. Cosi parlando venne un matto, e disse loro. Signori e sopra il capo di quello che ha? L’uno rispose à gabbo. Havvi un cappello. El matto se nandò, e savi rimasero. Disse l’uno tu credi al matto un cappello haver dato. Ma elli è rimaso a noi. Hor diciamo sopra capo che ha? Assai cercarono loro scientie. Non trovarono neente, all’Hora dissero. Matto è colui ch’è si ardito che la mente mette di fuor del tondo. E via piu matto e forsennato è colui che pena e pensa di sapere il suo principio. E sanza veruno senno chi vuole sapere li suoi profondissimi pensieri. Quando quelli savi non potenno invenire solamente che havesse sopra capo 9.
Tommaso Placidi
Da:Il Giardino di Atlante
O se la mia lingua partecipasse la virtù di quella mano che seppe ridurre in angustissimi confini l’Iliade d'Homero, come volontieri toccherei varie ragioni, per le quali si rende appresso di tutti cosi degna di scusa la pazzia, che quasi spogliandosi ogni condition di difetto, veste quelle di felicità maggiormente disiderabile. Ma per schivare la prolissità che queste in me potrebbero arrecare, conchiuderò con l'efficacia d'un'unica prova. Chi è di voi Signori (sò ben io esservi più d'uno) che sperimentatosi nel sonno ricco di quelle felicità, delle quali ei va mendico nelle vigilie, non habbia disiderato a se stesso per colmo delle sue fortune, il godere nell'incostanze leggieri del sonno, ma nella fermezza continuata delle vigilie, quei medesimi beni, nel cui godimento si sente felice sognando. Tanto, e più porta seco di felicità l'esser pazzo; mentre questi gioisce fra gli amori più cari, pompeggia nel fasto delle grandezze, possiede l'abbondanza dei ricchi Tesori, e con essa quelle delitie maggiori che si posson bramare; queste non dormendo, ma vegliando, non per un momento fugace, ma per tutto lo spatio della vita, co 'l beneficio di quella imaginatione, che fabrica ancora a savij tutti e loro contenti. Ecco dunque che la Pazzia non tanto è vitio scusabile giusta il parere de' Pazzi, quanto al giuditio de' savij dono della Natura disiderabile per vivere una Vita pienamente felice 10.
Roberto Personio [Robert Persons]
Da: Guida degli Uomini alla loro Eterna Salute
La quarta Vanità, che appartiene all'Ambizione o Superbia della Vita, è la Sapienza Mondana; della quale dice l’Apostolo: La sapienza dì questo mondo, è Stoltezza appresso di Dio. E se è stoltezza; dunque è una gran vanità il dilettarsi, e vantarsi tanto della medesima, come fanno i Mondani, specialmente contra la Sapienza dell’istesso Iddio e dei suoi Santi. E' cosa strana e maravigliosa il vedere quanto sono contrarj i Giudizj di Dio a quelli del Mondo. Chi non crederebbe che i Mondani fossero i più atti a render Servizio a Gesù Cristo nella sua Chiesa? Eppure dice l'Apostolo: Non multi sapientes secundum carnem: Iddio non ha eletto molti Sapienti secondo la Carne. Chi non crederebbe che un Sapiente Mondano fosse per fare un Sapiente Cristiano? Eppure S. Paolo dice di no, se prima non diventa stolto: Stultus fiat ut sit sapiens: Se tra di voi qualcheduno è sapiente, diventi stolto, a fine che sia sapiente. Vana dunque e di niun conto è la Sapienza di questo Mondo, se non è soggetta alla Sapienza di Dio. E chiunque per rispetti mondani, per quanto gli sembrino importanti, condanna colla Sapienza del Mondo quelle persone che condannano il Mondo, e si risolvono di servire Iddio; assolutamente per questo capo è un mero insensato, e così confesserà un giorno, quando esclamerà nell'eterne pene con quelli della sua condizione: Nos insensati vitam illorum aestimabamus infaniam: Noi insensati stimavamo la vita dei Santi una pazzia: ora vediamo che essi eran prudenti, e noi altri pazzi. E questo s'intende, allorché la Sapienza carnale contraddice alla spirituale, e non altrimenti” 11.
F. Bartollomeo da San Concordio
Da: Ammaestramenti degli Antichi
Che uomo non si dee reputare savio Rub. II.
1 Imperocché alcuni non vogliono apparare, perchè si reputano savi; diremo ora, che uomo non si dee reputare savio.
2 Salamone ne proverbi. Non ti reputare savio tra te medesimo.
3 Lui medesimo. Quando tu vedi l'uomo, che gli pare essere savio; sappi che migliore speranza puote avere il matto, che egli.
4. Lui medesimo. Piu savio si tiene lo pigro stolto, che sette savi uomini, che dicono grandi sentenzie.
5 Isaia. Guai a voi, che vi reputate savi appo voi medesimo, e avveduti ne' vostri cuori.
6 Ieremia. Stolto diventa ciascuno per lo senno, che gli pare avere.
7 Paolo ad Romanos. Dicendo alcuni, che sieno savi, per questo sono stolti.
8 Paolo quivi medesimo. Non siate savi nel vostro pensiere.
9 Agustino a Vincenzio eretico. Certamente sarai savio, se non ti reputerai d'essere.
10 Gregorio decimo moralium. Pensa il pazzo le cose, che a udite, e quelle ch' e' dice: maravigliasi delle sue; beffasi dell'altrui: se solo reputa savio. Come la sapienzia in lui solo viva, e negli altri sia morta.
11 Seneca ne proverbi. La prima generazione di pazzia si è questa; che gli stolti se soli reputano savi, e che niun' altro sia savio piu di loro.
12 Autore. E si come uomo non si dee savio reputare, in quello medesimo modo non si dee troppo nel suo intendimento fidare.
13 Salamone ne proverbi. Stolto è chi del suo cuore medesimo si confida.
14 Salamone quivì medesimo. Non ti fidare nel tuo proprio senno. Sopra la qual parola dice Ieronimo. Quegli si fida del suo proprio senno, lo quale quelle cose, che gli paiono da fare, o da dire egli attende piu tosto, che quelle, le quali i Santi antichi padri anno ordinate.
15 Ieronimo in prologo Paralipomenun. Dicovi certamente che io giammai ne' libri della scrittura non credetti alla mia virtú, ne ebbi per maestra l'oppinione mia; ma usai di domandare eziandio quelle cose, che mi parea sapere, quanto maggiormente quelle, delle quali io dubitava?
16 Gregorio in omelia. A me pare lo meglio, tenendo salva la fede, dare luogo all’ altrui intendimento, che alle contenzioni servire.
17 Autore. Leggesi di San Bernardo, che venendo alla morte, e ammaestrando i suoi frati, tra l'altre cose disse. Sempre credetti io meno al mio senno, che all'altrui. 12.
Annibal Guasco
Da: Tela Cangiante
Conformità delle vessiche, et de’ sonagli al Maschero da Pazzo
Madrigale 161
Non è senza mistero
Nel Maschero da Pazzo il vessicarsi.
Come si vede far, & sonagliarsi;
Che di pensier leggiero
Senza cervello in capo dà segnale
La vessica; e ‘l sonaglio mostra quale
Con eterna inquiete il furor sia,
Di sempre vacillante fantasia 13.
Gnesio Basapopi [Giulio Cesare Bona]
Da: La Chebba [Gabbia] de i Matti Etica, Morale, e Giuocosa
Matti, Bestie, Anemali, Inspiritai
Senza inzegno, da puoco, Gaioffoni
Questi stimo, al Proposito i xè boni
Stupidi, senza senso, imbalordai.
Accidiosi, Poltroni, Ingrettolij
Da puoco, inzaccolai, Muzzafadighe
Storni, Torsi, balordi, le xè amighe
Cause che darà petto, a i versi mij.
Chi è matel, chi xè Matto chi, Matton
Chi scempio o, più del Matto, e mattonazzo
Tutti desferentiai se da solazzo
I Matti, e in le Mattae tutti stà in ton.
S’à redità questa pazzia d’Adamo,
Perche l’è sta de tutti Matti el Somo,
Mentre ‘l magnè con so muier quel pomo,
Dove che tutti, ghe né havemo un Ramo 14.
R.P.F. Christoforo Verucchino
Da: Compendio di cento meditationi sacre
De’ miracoli, e predicatione di Christo
Meditatione XXXVII
“7. Eccolo [Cristo] affabile con tutti, infin co’ bambini, ch’egli benediceva. Ecco che lo vogliono far Rè, & egli fugge per non accettar’ il Regno. Ecco ch’egli non sapeva se non beneficiar che l’insidiava, lo calonniava, lo biastemava, lo malediceva, e li voleva male....si che infin’ i tuoi parenti uscirono fuori una volta per legarti come matto, gracchiando: che tu eri divenuto pazzo: ad ogni modo procuravi sempre il lor bene, e li perdonavi di tutto cuore: laonde volendo una fiata i tuoi discepoli per vendicar cotante ingiurie far discender fuoco dal Cielo sopra i tuoi persecutori: non pur li riprendesti, con dire: Nescitis cuius spiritus estis. Filius hominis venit animas quarere, non perdere” 15.
Note
1. Antoninus Florentinus, Secunda Parte Summe: Clarissimi viri fratris Antonini archiepiscopi florentini ordinis predicatorum, Venetijs, Nicolaus Jenson, 1480, s.n.p.
2. Mondi Celesti, Terrestri, & Infernali, de gli Academici Pellegrini Composti da M. Anton Francesco Doni Fiorentino, In Vicenza, Appresso gli Heredi di Perin Libraro, 1597, p. 166.
3. Epistole Et Evangeli, che si leggono tutto l’anno alla Messa, secondo l’uso della Santa Romana Chiesa, Ridotti all’Ordine del Messal nuovo. Tradotti in Lingua Toscana dal R.P.M. Remigio Fiorentino, dell’Ordine de’ Predicatori, In Venetia, Appresso I Gioliti, M.D.XC. [1590], pp. 631-632.
4. Antonius Patavus (Stringari). Petrucci, Frottole, libro XI, sec. XV.
5. Le Opere Morali del P. Daniello Bartoli Della Compagnia di Giesù, In Venetia, Per Antonio Bosio, M.DC.LXXXVII. [1687], p. 117.
6. La Morte di Ruggiero Continuata a la Materia de l’Ariosto, con ogni riuscimento di tutte l’imprese generose da lui proposte, et non fornite..., Per Giovambattista pescatore da Ravenna, In Vinegia, Per Pavolo Gherardo, l’Anno M.D.XLIX. [1549], p. 34.
7. Purgatorio, Canto Terzo,vv. 34-39.
8. Cento Giuochi Liberali, et D’Ingegno, Nuovamente da M. Innocentio Ringhieri, Gentil’huomo Bolognese ritrovati, et in dieci libri descritti, In Vinegia, Per Giovan Maria Bonelli, M.D.LIII. [1553], p. 7.
9. Libro di Novelle, et di Bel Parlar Gentile. Nel quale si contengono Cento Novelle altravolta mandate fuori da Messer Carlo Gualteruzzi da Fano..., In Fiorenza, nella Stamperia de i Giunti, MDLXXII. [1572], p. 31.
10. Tomaso Placido Tomasi, Il Giardino di Atlante, In Venetia, Appresso i Bertani, M.DC.XLI. [1641], p. 297.
11. Guida degli Uomini alla loro Eterna Salute, In Due Parti, Scritta dal Reverendo Padre Roberto Personio [Robert Persons] Sacerdote Inglese della Compagnia di Gesù. Tradotta dall’Originale Inglese nell’Idioma Italiano, In Roma, Nella Stamperia Komarek in Piazza di Sciarra, MDCCXXXVII [1737], Cap. IV: Contra l’amore del Mondo, p. 413.
12. Ammaestramenti degli Antichi Raccolti, e volgarizzati Per F. Bartolommeo Da S. Concordio Pisano Dell’Ordine de’ Frati predicatori, Ridotti alla Vera Lezione Col riscontro di piu testi a penna dal fiorito Accad. Della Crusca, In Firenze, All’Insegna della Stella, 1661, pp. 102-104.
13. Tela Cangiante del Signor Annibal Guasco Alessandrino. In Madrigali tre mila, cento dieci. Opera Morale dilettevole, et utilissima. Con un Filo, che ne manifesta tutto l’ordimento, In Milano, Per l’herede del quon. Pacifico Pontio, & Gio. Battista Piccaglia, Impressori Archiepiscopali, 1605, p. 55.
14. La Chebba de i Matti Etica, Morale, e Giuocosa Divisa in più Rami, del Conv. Gnesio Basapopi [Giulio Cesare Bona] Opera X ..., in Venetia, Per Domenico Lovisa à Rialto, s.d. [1660?],
15. Compendio di cento meditationi sacre, Sopra tutta la vita, e la Passione sì del Signore, come della Madonna, e sopra tutti gli altri essercitij della vita spirituale. Raccolto dal R. P. F. Christoforo Verucchino dell’Ordine de’ frati Minori Cappuccini, In Piacenza, Appresso Giovanni Bazachi, M.D.XCVIII. [1598], p. 264.
Copyright Andrea Vitali © Tutti i diritti riservati 2022