Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

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Tarotica - 1584

La Quaterna dei Tarocchi fra Mistica e Gioco

 

Andrea Vitali, maggio 2010

 

 

Guilielmus Onciacius (Guillaume D’Oncieu), nato a Chambéry nel 1560 e morto nel 1630, dottore in legge, letterato e Presidente del Senato sotto il Duca di Savoia, fu autore di diverse opere di carattere giuridico e filosofico fra cui Quaestiones academicae (1579), Quaestiones iuris philosophicae (1585), Traité des mainsmortes et conditions taillables (1608), Traité de l'amortissement et abol des mains mortes (1612), Colloquia mixta (1620), Colloquia mixta in quibus variae juris quaestiones et philosophicae (1626).


Il nostro interesse verso questo autore è rivolto al trattato Numeralium locorum decas, stampato a Lione nel 1584 e dedicato a Carlo Emanuele, Duca di Savoia, opera di estrema importanza per la storia dei tarocchi in quanto, allo stato attuale delle ricerche, risulta essere il primo documento conosciuto riportante informazioni sul gioco e sui suoi aspetti filosofici-mistici.


Nell’opera, non priva di una certa artificiosità espressiva e di passi oscuri, il D’Oncieu svolge una trattazione sui numeri, dall’Uno al Dieci, illustrata attraverso proposizioni che elencano luoghi letterari, eventi, personaggi, elementi mitologici e religiosi, inerenti a ciascuno di essi.


Fra ciò che di straordinario si trova nell’opera è il termine TAROTICA, attribuito dall’Autore non tanto al gioco dei tarocchi in sé, ma a tutto ciò che vi afferisce. Sembrerebbe che per la prima volta ci si imbatta in un lemma completamente sconosciuto sino ad oggi, una sorta di hapax legomenon, ma allora senz’altro noto. A nostro sentire, il termine appare di grande modernità e consonante con altre denominazioni formulate allo scopo di raggruppare diversi aspetti relativi ad un dato argomento.


L’analisi che l’Autore compie sui tarocchi si trova al Cap. IV 1 laddove tratta del Numero Quattro. Numerose sono le proposizioni e le figure, quadrate e triangolari - per le cui spiegazioni D'Oncieu cita Platone e Pitagora - inserite per evidenziare le prerogative matematiche del quattro e le sue triplicità. Queste alcune proposizioni riportate dall’Autore:


Quaternus fic binario suo medio congruit, ut binario modo in se revolvatur
Il numero quattro è un doppio numero binario in quanto contiene due identiche parti binarie.

 

Quaterna triplicitate divisum est saeculum
L’ordine dei secoli è diviso per quattro [le quattro età, le quattro ere]

 

Quaterna triplicitas nominum Dei apud Hebraeos
Una triplicità in gruppi di quattro sono i nomi di Dio presso gli Ebrei

 

Quaterna Apostolorum
Quattro gli Apostoli

 

Quaterna triplicitate distinctus seculi ordo: nēpe duodecim in coelo signis, seu quator signorum trigonis: quorum tria ignea Gemini, Cancer, Leo; tria aërea, Pisces, Aries, Taurus; tria aquea, Sagittarius, Capricornus, Aquarius; tria terrea, perhibētur, Virgo, Libra, Scorpio.

L’ordine dei secoli è diviso per quattro: infatti in cielo ci sono dodici segni, ossia quattro trigoni di segni, dei quali tre sono di fuoco: Gemelli, Cancro, Leone; tre di aria: Pesci, Ariete, Toro; tre di acqua: Sagittario, Capricorno, Acquario; tre di terra: Vergine, Bilancia, Scorpione.

 

Quator item in virtutibus: prudentia, iustitia, fortitude, temperantia ...
Quattro parimenti nelle virtù: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza

 

Quatuor metaphisica: Esse, essentia, virtute, actione
Quatto nella metafisica: essere, essenza, virtù, azione

 

Quaternario quoq; inclusae divinationum species…geomantia, hydromantia, pyromanthia, aëromantia: à terra, aqua, igne, aëre.
Quattro ancora, incluse le specie divinatorie…geomanzia, idromanzia, piromanzia, aeromanzia: dalla terra, acqua, fuoco, aria.

 

Quaternū Aeternae fontem naturae, animiq’, parentem…
La quaterna sarebbe la fonte della natura eterna e dell’anima genitrice

 

Quaternis trinum unumq’, Deum inesse percipi posset
L’unico Dio è percepito come trino nelle quaterne

 

Quatuor quaternae numeri pares 2, 4, 6, 8 ac impares 1,3,5,7
Quattro i numeri pari 2,4,6,8 e i dispari 1,3,5,7 della quaterna

 
ecc.

 

Di seguito riportiamo dall'opera originale il passo riguardante i tarocchi, la cui divisione per quattro è ritenuta dall'Autore la più perfetta e mirabile esistente:

 

 

                                                                                           pag. 261

                                                  Onciaci 1

                                                                                             pag. 262

                                                   Onciaci 2
                                                                                                pag. 263     
    

                                                       Onciaci 3
                                                                                              pag. 264
                                                                                                          
                                                        Onciaci 4
   
                                                                                                pag. 265

                                                        Onciaci 5

 

 

Questo il testo trascritto:



"Quadrata figura qua sors ludit in humanis Tessera dicta.
Quadrata quoque in cartis, inde cartæ dictæ: hoc idem quod
Quadruplici personarum distinctione constent, & in famosa earum trituratione quam primeriam vocant.

Quaternis paribus, quaternis imparibus, & quaternis sequacibus: quaterna autem hæc omnia, terna. Sed tamen

Quaterna distinctio perfectior imó mirabilior Tarotica: nam quadrata cum sit figura, tùm quaterna personarum distinctio in universum inest; & singularim quaternæ cuilibet quaternum figuræ genus. sed

Quaternum illud uniforme in suo quaterno duabus admixtis diversis partibus, scilicet altera, quæ sit triumphorum. 21 postrema unius tātum figuræ fatui sub effigie, videtur eo quaternum ternum: at quidem.

Quaternum ternum à triplici quaterna rei natura, tum enim triplex cartarum est distinctio ut diximus, secundò terne extrà reponuntur, tertiò ternis lusoribus experiendum, Quartò à terna divisione quid lucri quídue dāni obtigerit cuiq’; agnositur certò. atqui addendum quinaria distributione quina, velut quinta quadam essentia formam dari terno quaternoq’; magna eorum numerorum inter se cohaerentia. Siquidem cum septuagenus octavus sit universus numerus, tripliciter distinctus partibus aequalibus, quarum quelibet sit viginti sex, ac porro triplici qua diximus distinctione, quarum prior sit quinquaginta sex quadratarum quippe cartarum principalium, quadratis septenariis duplicatis: altera triumphorū 21. proinde & quoad eos triplicatis septenariis; idémque & una carta personata fatui habitu: æque cuilibet trium distribui potest, quodcumque est in universo defalcatis mutuo velut symbolo tribus nempe pro virili, una à quolibet non autem quatuor aut quinque, constare ludus potest: namque ullo modo ab his aut ulterioribus numeris aequè partiri posibile est eum 28. numerum. Itaque licet potuerit æquè dividi tribus, defalcatur una pars à quolibet, ac seorsum constituitur, aequa in quēlibet sortis formidine, ac ne æquè distributis minoris esset ingenij à verisimiliore notitia caeterarū quæ condivisoribus obvenerunt sed si contra in quatúor rem facias iam cum primū impari triumphorum omnimodo sorte, 39 cuilibet distributis, supererunt due de trahendæ, ut ita in duos tantum versari sors possit: atqui illud ad æqualitatis iudicium referendum, ut æqua formidine sortis teneatur quilibet. & licet vix accidat pares omnimodo omnes esse, à fortuna id tamen possibile esse, ut quo magis dignoscatur tum fortunam tum ingenium maximè in ludo huiuscemo di versari non alterutrum solum. sed enim & illum obiter occorri observandum, æqualitatis singulari iudicio eum numerum ut est 78, individuorum, itidem esse in universum æstimatione, ratione habita alterius ad alterum. ex quo subtilis inventor, faceta sub demonstratione reliquit omniū acta in theatro humano vita, eādem fore urnā omniumq’; tandem aliquando futurum suum numerum æqualem obíeruavit praeterea, septenarij cum uno individuo proportionem huiusmodi, ut decem septenariis & uno, possit lucrum forè unius in utrumq’; ex duobus reliquis multiplicatis denario numero, ordinario priore sortis iudicio: ac demum possit in universum septem quaternis numeris (quos in 27. supra denominari plerisq; diximus magna eius numeri emphasi) & uno individuo scilicet. 189. constare lucrum uni nec possit amplius preter fraudem aut imperitiā progredi, quamquidem à sex in unum tantùm fieri contigeret" 2.

 

Come abbiamo sopra riferito il passo riguardante i tarocchi contiene informazioni sia di carattere ludico che filosofico. Gli aspetti ludici, descritti in una forma alquanto oscura, sarebbero pienamente decifrabili se le regole in vigore nel sec. XVI fossero conosciute.


Miglior sorte per i contenuti filosofici, dove troviamo che il 78, numero complessivo delle carte, è lo stesso che ‘nella stima’ dell’universo; che il numero dei lati (quattro) delle stesse carte, fa sì che esse ‘entrino’ nell’Universo (si considerino le quattro stagioni, i quattro punti cardinali, ecc., concetto riportato dall’autore nelle sue proposizioni); che la distinzione in Carte di Semi, 21 Trionfi e Carta del Folle rende trina la quaterna, così come trino nella quaterna è Dio, concetto espresso nella proposizione Quaternis trinum unumq’, Deum inesse percipi posset  (L’unico Dio è percepito come trino nelle quaterne), considerato che “Il quaterno è terno a causa della triplice natura quaterna di questo”,  in base al pensiero filosofico che concepisce Dio come Uno e Trino, un solo Dio e tre persone distinte (Padre, Figlio e Spirito Santo); che il sette (settenari) in cui sono divisi in tre parti uguali i 21 Trionfi (come abbiamo visto, il Folle è considerato a sé stante), esprimono un valore di completezza significante ‘tutto’, numero sacro agli Ebrei che lo adottarono specialmente nella apocalittica con i sette cieli, i sette fiumi, le sette monta­gne, e nella liturgia con i sette altari, le sette fonti sacre, i sette bracci del candelabro, le sette unzioni di olio, le sette coppie di animali puri che entrano nell'arca di Noè, numero altamente simbolico per il Cristianesimo con i sette Sacramenti e i sette doni dello Spirito Santo; che nella divisione per cinque della quaterna, la cinquina apporta quasi una forma di Quinta Essentia al terno e al quaterno. Insomma, la conformazione numerologica di un mazzo di tarocchi rispecchierebbe l'ordine dell'Universo sia nel numero complessivo delle carte sia nella sua divisione in quaterne (i quattro semi, ma anche l'intero mazzo, le carte numerali, i Trionfi e il Folle), mentre il suo aspetto di terno (semi, Trionfi e folle) insito nella quaterna (l'intero mazzo) è da mettere in relazione con la triplice natura del Divino, che è terno nella quaterna secondo quanto sopra esposto. Le carte dei tarocchi divengono pertanto la rappresentazione di una umanità che "vive la propria vita nel teatro del mondo" mentre gli aspetti numerologici che connotano il mazzo sono da interpretare in chiave filosofico-mistica "essendo grande la corrispondenza reciproca dei numeri", come da noi più volte sottolineato. 

 

Poiché il testo risulta di non facile interpretazione, ne riporteremo una traduzione letterale:


"La figura quadrata con la quale la sorte gioca fra gli uomini è chiamata Tessera. [Tessera è nome greco che in lingua latina designa il dado].

È quadrata anche nelle carte, per cui queste sono dette quadrate. La stessa cosa è perché consisterebbero in una quadruplice distinzione di persone [carte singole] e nella famosa pratica distruttiva di quelle carte che chiamano primiera.

Quattro ai pari, quattro ai dispari e quattro a quel che resta: d’altra parte tutta questa quaterna è anche terna.

Tuttavia, la distinzione per quattro dei Tarocchi è la più perfetta anzi la più mirabile: dal momento che la figura è quadrata, la distinzione per quattro delle figure entra nell’universo: e singolarmente a qualsiasi quaterna corrisponde una quadruplice tipologia di figura.

Ma questo è uniforme nei suoi quattro elementi con in più l’aggiunta di due diverse parti: cioè l’una che consiste di 21 Trionfi e l’ultima soltanto di una sola figura sotto specie di folle; perciò, certamente il quaterno sembra terno.

Il quaterno è terno a causa della triplice natura quaterna di questo, poi in effetti la distinzione delle carte è triplice come abbiamo detto; in secondo luogo, sono date a tre a tre; terzo, è da sperimentare con tre giocatori. Quarto, dalla divisione per tre si conosce per certo quale guadagno o danno sia toccato a chiunque e bisogna aggiungere alla divisione per cinque la cinquina come se si desse una certa forma di Quinta Essenza al terno e al quaterno, essendo grande la corrispondenza reciproca dei numeri.
Se è vero che il numero totale dell’universo è 78 diviso in tre parti uguali, di cui una qualunque è 26, e proseguendo per quella triplice distinzione che abbiamo detto, di cui la prima parte è di 56, che è effettivamente il numero delle principali carte quadrate, con il raddoppio dei quadrati settenari: l’altra parte è di 21 Trionfi per cui e per quanto riguarda essi essendo moltiplicati per tre settenari; parimenti una carta sola con abito da folle; e può essere distribuita ugualmente a chicchessia dei tre, qualunque cosa resti del tutto tolti tre, un prestito comune effettivamente a spettanza, una sola da qualunque si voglia di ciascuno, non però quattro o cinque, il gioco si può fare.

Infatti, in alcun modo è possibile che da questi o dagli ulteriori numeri sia ugualmente diviso quel numero 28. Così se si può ugualmente dividere per tre, si toglie una parte sola da chicchessia e la si pone separatamente essendo uguale il timore della sorte in ciascuno, e affinché le carte siano equamente distribuite, non si verifichi una minore conoscenza rispetto a quella più reale delle altre carte toccate dai giocatori; ma se per caso tu prevalessi a giocare in quattro fin da subito con un modo del tutto casuale di Trionfi, distribuitane 39 a chiunque ne resteranno 2 da togliere in modo che la sorte possa esercitarsi soltanto contro due: e questo è da riferirsi a un criterio di uguaglianza di modo che chiunque sia preso da un eguale timore della sorte e anche se capita a stento che tutti siano ugualmente pari, questo può succedere per caso, che quando più si riconosca che ora la sorte, ora l’ingegno può esercitarsi in un gioco di questo modo e non soltanto in uno dei due.

Tuttavia occorre osservare per inciso con singolare giudizio di uguaglianza, che quel numero come è di 78 individui [carte] , è lo stesso nella stima dell’Universo, tenendo conto del rapporto dell’uno all’altro, da cui l’acuto inventore, sotto scherzosa dimostrazione, lasciò che, vissuta la vita di tutti nel teatro del mondo, sarebbe derivata una stessa sorte finché una volta o l’altra il proprio numero sarebbe stato uguale; osservò inoltre che la relazione del settenario con un solo individuo sarebbe stata tale che con undici settenari potrebbe derivare un vantaggio di uno solo verso l’uno e l’altro fra due rimanenti, moltiplicati per il numero dieci, per usuale giudizio anteriore della sorte, e soltanto nell’universo potrebbe con sette numeri quaterni (sopra identificato in 27 di cui abbiamo scritto di questo con grande enfasi) e un individuo, vale a dire 189, comportare il guadagno ad uno solo e non possa oltre progredire per frode o per inesperienza, per quanto potrebbe essere avvenuto da sei ad uno soltanto".

 

Abbiamo consegnato il testo all’esperto di storia dei giochi Girolamo Zorli per una sua valutazione e interpretazione dal punto di vista ludico. Zorli ne ha compiuto l'ottima disamina che di seguito riportiamo: 



Girolamo Zorli: interpretazione dei passi relativi al gioco (1) 


Chiavi di soluzione dell’enigma: 

 


Figura
: raffigurazione, cioè pezzo di gioco, quindi carta singola.
Quaternum: quarta parte o porzione omogenea del mazzo, cioè seme
Distinctio: appartenenza a un seme
Persona: carta singola
Sor-sortis: distribuzione (cfr. Folengo)
Universum: tutto, cioè il mazzo

 
Si riporta in corsivo il talvolta oscuro testo latino trascritto dal Prof. Vitali, con una mia libera traduzione annotata. I passi di interesse ludico sono evidenziati in grassetto.

 

 

Testo e Traduzione


Dadi, Primiera e Tarocchi

 


Quadrata figura qua sors ludit in humanis Tessera dicta. Quadrata quoque in cartis, inde cartæ dictæ: hoc idem quod

 

La figura quadrata che la fortuna fa giocare tra gli uomini è chiamata dado. È quadrata anche su carte (2), e si chiama carta da gioco: che è uguale.


Quadruplici personarum distinctione constent, & in famosa earum trituratione quam primeriam vocant. Quaternis paribus, quaternis imparibus, & quaternis sequacibus: quaterna autem haec omnia, terna.


Quadruplice è la distinzione delle carte, anche nel loro famigerato gioco distruttivo che chiamano Primiera. Quaterne di carte pari (uguali/dello stesso seme), quaterne impari (diverse/di seme diverso), e quaterne di carte consecutive: tutte queste sono di quattro carte, e di tre carte (3).


Sed tamen quaterna distinctio perfectior imó mirabilior Tarotica (4): nam quadrata cum sit figura, tùm quaterna personarum distinctio in universum inest; & singularim quaternæ cuilibet quaternum figurae genus.


La distinzione migliore anzi la più mirabile della distinzione quadruplice (i quattro semi) è quella dei Tarocchi: infatti la distinzione quadruplice è inserita nel tutto (universum, per noi il mazzo), e singolarmente è quadruplice il genere di qualsiasi quarta parte delle carte.


Sed quaternum illud uniforme in suo quaterno duabus admixtis diversis partibus, scilicet altera, quae sit triumphorum 21 postrema unius tātum figurae fatui sub effigie, videtur eo quaternum ternum: at quidem.


La quarta parte del mazzo (il seme) è uniforme e quadruplice. Mescolandovi due altre parti, di cui una è composta di 21 trionfi e l’altra di una sola figura effigiata come un folle, ne risulta una triplicità della quadruplicità.


Quaternum ternum à triplici quaterna rei natura, tum enim triplex cartarum est distinctio ut diximus, secundò terne extrà reponuntur, tertiò ternis lusoribus experiendum, Quartò à terna divisione quid lucri quídque dāni obtigerit cuiq’; agnositur certò atqui addendum quinaria distributione quina, velut quinta quadam essentia formam dari terno quaternoq’;


La triplicità del quadruplice è nella natura triplice del quadruplice. Infatti, come abbiamo detto, [nei Tarocchi] la divisione delle carte è triplice, in secondo luogo sono tre le carte che vengono scartate, in terzo luogo si gioca in tre giocatori, in quarto luogo si prende atto a fine gioco delle tre porzioni di incassi e penalità (4) conseguiti da ciascuno dei tre giocatori. A questo va aggiunto che la distribuzione è di cinque carte per cinque volte, ossia una certa forma di quint’essenza viene data alla triplicità e alla quadruplicità.

 


Il mazzo dei Tarocchi

 

magna eorum numerorum inter se cohaerentia. Siquidem cum septuagenus octavus sit universus numerus, tripliciter distinctus partibus aequalibus, quarum quelibet sit viginti sex, ac porro triplici qua diximus distinctione, quarum prior sit quinquaginta sex quadratarum quippe cartarum principalium, quadratis septenariis duplicatis: altera triumphorū 21. proinde & quoad eos triplicatis septenariis; idémque & una carta personata fatui habitu:

 

Grande è la coerenza tra questi numeri. Se è vero che il numero totale delle carte del mazzo è 78, dividendo questo numero in tre parti uguali otteniamo 26. Proseguendo su quei tre ordini che abbiamo detto, di cui il primo è di 56 pezzi, questo numero è di fatto il numero delle carte ordinarie. Ma 56 è il doppio di quattro settenari (4x7x2=56). La seconda parte è di 21 trionfi, numero che equivale a tre settenari (3x7=21); la terza è una carta sola con abito da folle,

 

 

La scartata e la distribuzione nel Terziglio dei Tarocchi 

 

aeque cuilibet trium distribui potest, quodcumque est in universo defalcatis mutuo velut symbolo tribus nempe pro virili, una à quolibet non autem quatuor aut quinque, constare ludus potest: namque ullo modo ab his aut ulterioribus numeris aequè partiri posibile est eum 28.


e questa carta (il Folle) può essere distribuita equamente a chicchessia dei tre giocatori, qualunque cosa resti una volta che siano scartate tre carte. Il gioco inizia correttamente quando vengono scartate tre carte, scarto che viene effettuato scambievolmente o per quota (turno?) per giocatore una volta per ciascuno e non quattro o cinque volte. In nessun altro modo e con altri numeri è consentito dividere se non dando a chi scarta il numero esatto di 28 carte.


Itaque licet potuerit æquè dividi tribus, defalcatur una pars à quolibet, ac seorsum constituitur, æqua in quēlibet sortis formidine, ac ne æquè distributis minoris esset ingenij à verisimiliore notitia cæterarū quæ condivisoribus obvenerunt


Però si potrebbe validamente distribuire il mazzo in tre parti dopo averne tolta una carta, facendo poi scartare una carta a ciascuno (dei tre giocatori). Ognuno riceverebbe una distribuzione propria, con qualche minore paura della casualità, e questa più equa distribuzione e la sua maggiore verosimiglianza non richiederebbero minore capacità speculativa per individuare le altre carte in mano agli avversari.

 


Equità della distribuzione

 

sed si contra in quatúor rem facias iam cum primū impari triumphorum omnimodo sorte, 39 cuilibet distributis, supererunt due de trahendæ, ut ita in duos tantum versari sors possit: atqui illud ad æqualitatis iudicium referendum, ut æqua formidine sortis teneatur quilibet.


Ma se invece il gioco si fa tra quattro giocatori, già in primo luogo l’impari distribuzione in qualsiasi modo fatta, distribuito ai giocatori 19 (39) carte a testa ne rimarrebbero soltanto due da scartare. E questo riporterebbe a giudizio di eguaglianza, in modo che ciascuno sia tenuto da un’uguale paura della distribuzione.


& licet vix accidat pares omnimodo omnes esse, à fortuna id tamen possibile esse, ut quo magis dignoscatur tum fortunam tum ingenium maximè in ludo huiuscemo di versari non alterutrum solum.


E se a stento può succedere che tutto sia in qualsiasi modo pari, pure anche questo può la fortuna rendere possibile, affinché soprattutto durante gioco si distingua la fortuna o l’ingegno per comprendere la situazione, e non solo l’una o l’altro.

sed enim & illum obiter occurri observandum, æqualitatis singulari iudicio eum numerum ut est 78, individuorum, itidem esse in universum æstimatione, ratione habita alterius ad alterum.


Infatti, occorre osservare incidentalmente con particolare giudizio di uguaglianza, che il numero di 78 pezzi, è il numero totale del mazzo, tenendo presente delle differenze tra un pezzo e l’altro.

 

(1) Il testo non chiaro lascia spazio alla congettura che a fine smazzata i tre dividessero in proporzione al punteggio ottenuto. La parola dannum, per danno, penalità, perdita, sembra potere alludere a punteggi negativi, di cui non sappiamo nulla.

(2) L'intuizione del pezzo da gioco fatto di diversi materiali è interessante e moderna. Oggi siamo abbastanza sicuri che le carte da gioco si sono sviluppate sulla direttrice dadi-domino-carte.

(3) L'allusione sembra alle combinazioni principali del gioco della Primiera: il flusso di quattro carte dello stesso seme, la primiera di quattro carte di seme diverso, il 55 di tre carte dello stesso seme in scala gerarchica sequenziale.

(4) Tarotica è neologismo che trovo qui per la prima volta. D'Oncieu l'ha inventato dal termine francese tarot. La versione italiana sarebbe stata la meno elegante tarocchità.

 

Note

 

1. Guilielmi Onciaci, Numeralium Locorum Decas, In omni ferè scientiarum genere mysticis referta propositionibusAd Serenissimum Carolum Emanuelem Sabaudiæ Ducem, Lugduni, Apud Carolum Pesnot, 1584, pp. 261-265.

2. Ibidem, pp. 261- 265.



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