Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Gioco e Magia a Ferrara

Di un fabbricante di tarocchi, di giochi e leggi repressive, di streghe e magie

 

Andrea Vitali, novembre 2011

 

 

Luigi Napoleone Cittadella nacque a Ferrara nel 1806. Laureatosi in Ingegneria Civile, venne arruolato nel Genio e in seguito, dato il suo spirito irrequieto, viaggiò per lungo tempo facendo ritorno a Ferrara solo nel 1831 dove venne assunto dall’Amministrazione Comunale come segretario di Belle Arti con l’incarico di redigere gli inventari dell’Archivio storico. Nel 1862 venne nominato direttore della Biblioteca Comunale, succedendo a Giuseppe Antonelli. Durante questo periodo poté riprendere e ampliare la sua produzione storico-erudita dando alle stampe nel 186 unafittissima raccolta di aneddoti e curiosità storiche accumulate in quasi vent’anni di ricerche e di studi su Ferrara.


Da questa sua indagine, pubblicata in due volumi con titoli diversi, riportiamo alcuni passi tratti dal capitolo Giuochi e leggi repressive, breve disamina sui giochi permessi e proibiti a Ferrara dal Medioevo al Settecento; da un atto notarile che coinvolge un fabbricante di carte del secolo XVI di nome Alfonso Villani riportato nel capitolo Fabbricatori di carte da giucco, e infine dal capitolo Religione dove l’autore parla di astrologia, di tarocchi, di magie e stregonerie, oltreché di divinazioni.

 

 GIUOCHI E LEGGI REPRESSIVE

 

"Presso le nazioni antiche i giuochi erano i pubblici spettacoli, quali appunto gli Olimpici ed i Nemei fra i Greci; ed i Circensi, i Gladiatorii e i Scenici fra i Romani. Cambiarono di natura secondo i secoli e le tendenze dei popoli ora feroci e barbari, ora civilizzati e colti. Nell' Italia verso il mille furono in voga i combattimenti, le corse, i cavalli, e la gioventù esercitavasi nell'armeggio e nella ginnastica, e facea finte battaglie, che furono in seguito dette le Battagliuole (veggasi all'articolo Curiosità, battagliuola (1): indi vennero le Corti bandite con giullari, buffoni, giocolatori, funamboli e poeti improvvisatori; poi seguirono le giostre, i tornei e i bagordi. Vi furono però ancora, come vi sono di presente, i giuochi di azzardo, abbenchè sempre vietati.

 

E di questi particolarmente debbo dire alcune parole, perchè intorno a questi furono sempre emanate le più severe leggi, affine di por freno a tale vizio che non di rado arreca rovina e disperazione. Troppo a lungo il voler tutti enule carte, che voglionsi inventate nel 1330 da un Nicolò Pepino spagnuolo. La più antica nostra memoria intorno ai giuochi 1'abbiamo in una rubrica statutaria del 1264: Statuimus quod nemini liceat in majori ecclesia, sive in episcopatu, ludere ad taxillos, neque ad tabulas, neque ad lapides todescos, neque ad balottas; nec etiam ludere in palatio comunis, vel sub porticu, neque mingat in Canonica, neque penes muros S. Romani, neque in platea, neque in domo calegariorum, neque portet ruscum vel aliquod sterpinium, neque in aliquo loco sacrato (2). Nello statuto dell'archivio comunale del secolo XIV vi è - de pena ludentium ad tabulas, quando predicatores predicant in Episcopatu (nel Duomo) vel in platea (cosa in allora assai comune). Nel 1438 fra le prime leggi dello statuto delle bollette si trova altra rubrica contro il zogo d' azaro (sic - cioè azzardo) ed altri prohibiti, e contro i Bari che pervenissero a notizia e nelle mani dell'offitio, e nel 1460 se ne vede un'altra contra ludentes ad cartas, vel taxillos, sfortinosnebulas, vel scaletas, nucellas, castaneas etc. Vi era eziandio un giuoco ad pilam bastoni, come rilevo dai libri della Cattedrale, perchè un chierico della sagristia fu punito di multa pecuniaria per essersi permesso di andare ad pulchrum fiorem, cioè alla delizia ducale di Belfiore, ad ludendum ad pilam bastoni. Ed è pure del 1460 che fu proibito ludere ad quodvis genus ludi aliquam quantitatem confortinarum, et lactis, confezioni che faceano particolarmente gli speziali, e che doveansi forse fare oggetto di vincita al giuoco di dadi, od altro modo fortuito.


Nel 30 aprile del 1561 si pone un freno a que' molti, die insolentemente et senza riguardo vanno avanti e indietro giuocando a pallamaglio (da noi detto trucco da terra) per le vie senza riguardo con pericolo delle persone; et d'ora in avanti si limita alle strade degli Angeli, et di S. Benedetto, et in piazza di terra nova (ora Ariostea). E qui osservo quanto savia fosse quella legge tendente a garantire la sicurezza dei cittadini; ciò che non sempre si è praticato ai nostri giorni, essendo io stesso più volte stato dispiacente testimonio del gioco delle palle da terra, fattosi da genti eccessivamente avvinazzate, in mezzo persino a qualcuna delle più frequentate vie della città. I giuochi della palla e della racchetta furono molto in uso nel secolo XVI, e gli stessi duchi li tennero vivi anche presso di loro, e trovo che dei medesimi era maestro ducale nel 12 novembre 1583 un Pietro detto Poeton, già nominato altrove. Del 1571 il gioco del Pallone trovavasi presso il palazzo della Università, nella strada di fianco che ora pure comunemente porta questo nome, sebbene in detto luogo non sia sempre stato; e terminando le memorie del secolo XVI dirò come al giudice de' Savj spettava il dare le licenze dei lotti privati (vi era il pubblico lotto) si di robe da mangiare, come di qualsiasi altra cosa, con intervento dei consoli, per vietare le frodi. Posteriormente al governo degli Estensi, nel 18 giugno 1607 Orazio Spinola card. legato di Ferrara proibisce con editto i giuochi dei dadi e delle carte, meno quelli di ricreazione come PrimieraPicchettoTarocco e simili.


Con altro editto del 1628, che venne ristampato e ripubblicato colle stesse parole un secolo dopo, cioè nel 1728, si proibiscono i giuochi di Bassetta, Faraone, Biribisso, Torzetta bianca e rossa, Girello, Dicidotto, Ochetta, Dadi e qualsiasi altro di ventura, con la pena della galera per cinque anni pei giuocatori, e di tre tratti di corda per quelli che staranno a vedere; con questo inoltre che quelli, che saranno trovati in stanze a giocare colle porte chiuse, si avranno per convinti che giuocassero a giuochi prohibiti. Nel 1676 il card. Marescotti legato, con editto del 3 novembre, proibisce di tener giuochi dell'Anca Biribisso, nè dare o ricevere denaro pei lotti di Genova e di Milano, giuocare a carte, dadi, riffa, sotto gravi pene e multe. Finalmente, il legato d'Elci nel 29 decembre del 1741 riproduceva l'editto della Segreteria di Stato del 18 detto mese, proibendo i giuochi di Biribisso, Torretta, Girello, Auca Roletta, con comminatoria della galera, o della relegazione" 1.

 

Note dell'Autore


(1) La battagliuola è ricordata dall'Agnelli nel libro Pontificale, in cui si narra come fino dall'ottavo secolo, in ogni di festivo, solessero i Ravennati di ogni età condizione e sesso uscire di città dopo il pranzo a simulato combattimento (Manuale pei Tiratori a segno ecc.)


(2) Questa rubrica non la potei confrontare coll’originale, nè so donde lo Scalabrini, che ce ne lasciò memoria, la copiasse. Sussiste che lo statuto esisteva già del 1208, ma il più antico manoscritto statutario, esistente nell'Estense archivio a Modena, è del 1288. Il prezioso codice dell'archivio com. ferrarese è del 1322, ossia comincia in quell’anno. Debbo però far osservare che i giuochi furono specialmente fra gli oggetti di attribuzione del particolare statuto delle Bollette. In quanto ai giuochi qui nominati, non trovo che taxilli ch'equivale ai dadi. Neque mingat  vuol dire nè orini.

 
FABBRICATORI DI CARTE DA GIUCCO


Villani Alfonso
 - Ecco l'estratto di un atto in data del 4 Decembre 1573 di Agostino De Vecchi:

 

"Ferrariae praesentibus testibus etc.

Magister Alphonsus de Villanis, fq. Hieminiani, Cartarius, habitator Ferrariae in contracta S. Clementis, sponte etc. confessus fuit esse debitorem Isaac de Pisis, fq. Danielis, hebraei, praesentis etc. L. 226 cum dimidio, quae sunt pro pretio brachiorum 43 roversi albi fini, in ratione lib. 3 m. pro brachio unius par manillarum auri, ponderis scutorum 12 cum dimidio, auri, qui faciunt summam lib. 48 et sold. 15, et unius adamanti ligati in auro, valoris scutorum quinque, qui faciunt lib. 19 el sold. 10 etc. - Et pro solutione dictarum pecuniarum, ipse D. Alphonsus, obligando se etc. promisit dicto Isaac in hebdomada proxima futura dozenas cartarum a ludo N. 25, inter magnas et parvas, qua, sint pulchrae, ut vulgariter dicitur che sieno buone et mercantile, et così di settimana in settimana sia tenuto dargliene 25 dozzine, o grande o picole, o mezane, o tarochi, secondo parerà al d.° Isaac per lo prezzo, videlicet, delle picole soldi 22 la dozina, et per ciascuna dozina de le grande in ragione de 23 para al scudo, et de li tarochi per la metà, et di quele mezane 24 para al scudo ecc" 2.

 

XXVII - RELIGIONE

 

"Ora parlerò di altre sorta di delitti religiosi. Già è noto come nei secoli scorsi vi fosse una grande predilezione per gli studj astrologici e simbolici, e quanti fossero i pregiudizj specialmente del volgo pei sortilegii, per le interpretazioni dei giuochi, e tutt' altro che segnava una caratteristica di quel tempo; di modochè passati essendo questi studj e queste credenze fuori dei limiti concessi a chi professa la cattolica fede, convenne porvi argine: se non che i tempi erano tali che si usarono fortissimi castighi bensì, ma non preceduti con la via della persuasione. Il popolo vedeva in ogni vecchia volgare per così dire una strega: non poche di costoro d'altronde non di rado abusavano della ignoranza e della credulità per predire agli uomini ciò che Iddio solo conosce. Pure, chi lo crederebbe? vi hanno ancora femmine astute e mercenarie, le quali per pochi denari predicono la sorte nel gioco del lotto, e indovinano i pensieri o le infedeltà degli amanti (1).

 

Purtroppo si ebbero molte vittime o della loro stessamalvagità, o di una precipitazione nei giudizii per zelo eccessivo di giudici non abbastanza dotti e conoscitori del cuore umano: nè al certo se ne deve incolpare la purità e santità della nostra santissima religione che fu e sarà sempre la stessa negl'inconcussi suoi principia Già nel 1377 erasi brucciata viva in Bologna una Caterina da Piacenza per incantesimo per farsi amare da un Andrea de Negri, e bruciato fu pure un De Luca, che le avea scritto il breve incantatore (Bosi, arch. storico Felsineo): ma certo anche fra noi erano invalse le credenze d'incanti, dacchè nello statuto delle bollette del 1438 alla Rubrica sesta vi è il divieto di vendere, o tenere anelle o centure o altre cose de Archimia (Alchimia), e quelli se debano condemnare e punire. E purtroppo nel 1400, secondo che riferisce lo storico Pigna, una Roberti venne decapitata per avere con malia procurato d'innamorare il padre di Nicolò d'Este, nel mentre che ad Alberto figlio di essa fu mozzata la testa per mal governo nell'impiego di Capo del Consiglio, e si posero al bando perpetuo due suoi fratelli; come altresì nel 1454 il 22 novembre fu brusada in uno caxon de cana Orsolina del fu Antonio Denton, diabolica, affaturatrixe (fattucchiera), et incantatrice; nel 6 agosto 1523 incontrò la stessa sorte un'Agnesina strega et fattuhiera; e nel 1555 26 ottobre una vecchia venne condotta sulla porta della Cattedrale, e condannata per strega; i fanciulli la tolsero ai birri, e la strascinarono sino al Po, dove la gettarono e la fecero affogare (2).


Vi furono anche scrittori, e vedemmo all'articolo Curiosità le opere del Fanti, e del frate Spadoni 3 Di questo le opere sono all'indice, nè senza ragione, perchè in quel tempo erano assai in voga le credenze nei segni che si pretendeva d'interpretare, e che, a seconda degli elementi, erano denominati di Astrologia se dal cielo, di Oeomanzia se dalla terra, di Chiromanzia se dall'acqua, di Piromanzia se dal fuoco. Vorrebbesi che Bianca Aurora d’Este fosse autrice del libro - Le risposte della S.a Leonora Bianca, dove ingeniosissimamente et con mirabil arte si pronostica et risponde a diverse et molte curiose dimande et richieste circa le cose future ecc. Venetia p. Fr. Rampazetto, 1505 in 4°. Ma non si può ritenere stampata postuma quest' opera, se si consideri che l'offerente L. B. dichiara esser notissime per tutto il Piemonte le virtù dell'Autrice, che con le altre gentildonne soleva passare la noja nel 1524" 4.

 
Note dell'Autore


(1) Illudono col gioco delle carte, che un tempo era diretto all'istruzione. Il tarocco era come un libro instruttivo pei fanciulli, perchè ogni carta interpretavasi con senso morale. Il nostro Alberto Lollio ne parlò in una sua invettiva pubblicata dal Giolito in Venezia nel 1550. Naibi dissero gli spagnuoli le carte da gioco, Naib gli ebrei chiamano l'Astrologia o Stregoneria, Naibi adottarono anche i leggisti nostri nel loro latino, equiparandolo a carte. Il significato tarocco (Tar-Rog)
è cammino reale 5, perchè con quelle carte s'insegnano simbolicamente le cose della vita: e qui osserverò come Leopoldo Cicognara, non di rado azzardoso nelle sue mistiche interpretazioni, abbia detto che nel simbolo della creazione, in cui sta Iside con le quattro stagioni espresse dal Leone per l'Estate, dall'Aquila per la Primavera, dal Bue per l’Autunno e dal Genio per l’Inverno - non è meraviglia che dai moderni fosser presi per quattro segni evangelici (Memorie per la Storia della Calcografia, pag. 15, 18, 20, 32). - Ma per avere un esempio delle stolte credenze dei tempi andati, basterebbe vedere l'avviso dato al duca di Parma da un anonimo delle fattucchierie di una donna per farsi padrona della volontà di lui, operate con menstruo, cera et carta vergine, calamita botegiata, olio santo et certe sementi d'herbe raccolte la notte di S. Gio. Battista etc (Bicchieri prof. Emilio, Vita di Ottavio Farnese, negli Atti e memorie delle RR. Deputaz. di Storia patria ecc. Vol. II).


(2) Credevasi che queste femmine avessero commercio ed operassero a mezzo di spiriti maligni pronti ad ogni loro comando, e delle loro clientele. Tanto più era invalsa poi questa credenza, perchè non mancavano scrittori di tali argomenti. Ed assai rimarcabile si è quanto riguarda gl' incubi: veggasi per esempio nel libro - Mallèus maleficarum auctore Jacobo Sprengero Ord. Praed. olim Inquis. Sec. XV. - Sed et hoc contingisse certum est quod maritis visibiliter interdum cernentibus incubus demones quos tamen non demones sed viros putabant cum eorum uxoribus talia peragere, dum arma arriperent et transfodere volebant, subito demon dispariti. (Di sicuro è capitato anche che alcuni mariti hanno pur visto i demòni incubi fare zumzum con le loro mogliettine, ma, non essendosi accorti che erano demòni invece d' uomini e avendo dato mano all'arma per trafiggerli, gli stessi demòni si sono resi d'un tratto invisibili e sono scomparsi)Sarebbe questa in vero un'assai comoda scusa per le infide consorti (!).

 
Note   

 

1. Notizie Amministrative, Storiche, Artistiche relative a Ferrara. Ricavate da Documenti ed Illustrate da Luigi Napoleone Cav. Cittadella, Bibliotecario, Vol. I, Ferrara, Tipografia di Domenico Taddei, 1868, pp. 247-249. 

2. Documenti e Illustrazioni riguardanti la Storia Artistica Ferrarese di Luigi Napoleone Cav. Cittadella, Bibliotecario, Ferrara, Tipografia di Domenico Taddei, 1868, p. 159.

3. Si parla qui di Sigismondo Fanti autore della famosa opera Trionpho di Fortuna (Venezia, Agostin da Portese, 1526, in fol.) i cui intagli si devono a Giovanni Buonconsigli (cfr: Leopoldo Cicognara, Catalogo ragionato dei libri d’arte e d’antichità posseduti dal conte Cicognara, Pisa, 1821) e dell’agostiniano Nicola Spadoni autore del volume Scuola di Fisionomia, Chiromanzia, Metoposcopia (Macerata, Filippo Carnacci, 1654, in 16°). Quest'ultima opera venne in seguito pubblicata a Venezia in ben tre edizioni con il titolo di Studio di Curiosità, nel quale si tratta di Fisonomia, ecc.

4. Notizie Amministrative, cit., pp. 382-384.

5. L’Autore, figlio ovviamente del suo tempo, interpreta la parola Tarocco in adesione alla diffusa corrente esoterica ottocentesca che faceva risalire l'origine dei tarocchi all’Antico Egitto. Si vedano Dell’Etimo Tarocco e Tarocco sta per Matto

 

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